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ANIMATAZINE

ZAHRA SABRI

Zahra Sabri è una regista iraniana, ideatrice e costruttrice di marionette.

Ha iniziato la sua carriera nel 1990 con la creazione della compagnia teatrale Yas-e-Tamam.

 
Le sue opere sono state presentate e premiate in tutto il mondo, in particolare in Iran, Francia, Polonia, Germania, Tunisia, Libano, Russia, India, Svezia, Spagna e Kazakistan. 

Il teatro di Zahra Sabri attinge sia al teatro persiano che all'estetica occidentale, poetico, raffinato, sempre mutevole nelle forme e nei temi che affronta.

Count to one, è uno spettacolo storico della compagnia, creato nel 2012, presentato con successo in diversi festival europei, ispirato all’opera del grande poeta iraniano Omar Khayyam, vissuto nel XII secolo. 

In questo spettacolo Zahra Sabri ha chiesto ai suoi interpreti di sperimentare l'uso dell'argilla fresca, plasmata e animata in diretta. 

Recuperando la grande tradizione del teatro di marionette, rinuncia alla parola e affida alla sola azione scenica, accompagnata dal silenzio e dalla musica, il compito di dichiarare il suo profondo  antimilitarismo.

COME È NATO LO SPETTACOLO COUNT TO ONE E COME AVETE SCELTO IL TEMA?  

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Prima di Count to one ho lavorato ad uno spettacolo dal titolo La terra e l'universo, tratto dall'opera del grande poeta iraniano Muḥammad Rūmī.
 
Quando abbiamo iniziato a incontrare gli spettatori, prima in Iran e poi all'estero, sono rimasta molto sorpresa dalla loro reazione, e questo ha indirizzato la mia ricerca verso un altro grande poeta iraniano: Omar Khayyām.
 
Si può dire che un poeta mi ha incoraggiato a utilizzare nuovamente i poemi di un altro poeta per uno spettacolo di  marionette.
 
Rūmī e Omar Khayyām sono molto diversi: Rūmī è molto paziente e per raccontare qualcosa si prende il suo tempo e utilizza molti versi; Omar Khayyām lo fa con due versi.
 
Nel corso delle prove ho poi deciso di non leggere o far sentire alcun verso di Khayyām nel lavoro.
 
Nello spettacolo ci sono solo tre soldati e molta argilla. Ma sono rimasta sempre molto collegata a ciò che Khayyām dice nei suoi poemi. 

Anche il modo in cui ho scelto il titolo dello spettacolo, Count to one, riflette il suo stile.
 
Secondo Khayyām, così come secondo il nostro sentire umano, la vita è troppo breve.

Bisogna davvero occuparsi dell'istante presente.
 
Tra un'ora, non penseremo a un'ora fa, penseremo al qui, all'ora.
 
Questo è stato davvero l'inizio della mia riflessione.
 
Lo spettacolo si ispira all'intera opera di Khayyām, ma il titolo dello spettacolo non corrisponde al titolo di una sua opera, è piuttosto un'immagine che ho scelto come sintesi del suo pensiero.
 
Penso a Edward FitzGerald, che ha tradotto Khayyām, e in questo modo il mondo ha potuto conoscere la sua opera.
 
Non l'ha tradotto parola per parola, ha tradotto il significato.
 
E se qualcuno conosce i poemi di Khayyām e conosce la sua mentalità, sentendo questo titolo pensa subito a Khayyām.

ZAHARA SABRI

©Yas-e-Tamam Zahra Sabri - Count to one 

COME È NATA L'IMMAGINE DEI TRE SOLDATI A CONTATTO CON L'ARGILLA?


Nella mia vita ho sofferto molto a causa della guerra.
 
Durante la mia infanzia c'è stata la rivoluzione e subito dopo è scoppiata la guerra.
 
Odio la guerra, profondamente, ovunque nel mondo, non solo in Iran. 

La mentalità di Khayyām, fondata su come pensare l'istante stesso, mi ha orientata nella riflessione attorno alla vita durante la guerra.
 
Se coloro che conducono le guerre nel mondo vivessero davvero l'istante stesso, le guerre non ci sarebbero.
 
Una cosa che mi ha ispirato durante la fase di ricerca è che durante la seconda guerra mondiale, se non sbaglio, trovarono nelle trincee un libro di Khayyām.
 
Mi ha toccata profondamente il fatto che i soldati al fronte leggessero Khayyām.
 
Un soldato che legge Khayyām, evidentemente, non ha voglia di andare a uccidere qualcuno.
 
Perciò fin dall'inizio, l'idea era quella di rappresentare tre soldati nelle trincee che non vogliono fare la guerra.
 
Ed ho prestato molta attenzione nel disegno dei costumi, a evitare che le uniformi militari assomigliassero a quelle di un Paese in particolare.
 
Sono semplicemente tre soldati.

ZAHARA SABRI

 ©Yas-e-Tamam Zahra Sabri - Count to one 

PERCHÉ AVETE SCELTO L'ARGILLA COME MATERIA PRIMA?


Non sono stata io a scegliere l'argilla, è stato davvero Khayyām a farmi aprire questa porta.
 
Khayyām parla molto nella sua poesia della terra, dell'argilla e della ceramica.
 
V'è una Coppa, che la Mente grida perfetta
e cento baci d'amore le dà sulla fronte.
E questo Vasaio del Tempo, tal coppa gentile
La forma e poi, crudele, a terra di nuovo la spezza.*
 
Anche la mia scenografia è stata creata a partire dal mestiere dei vasai, dai torni che usano, ma io ho deciso di metterli a terra.

*Traduzione di Alessandro Bausani. Edizioni Einaudi.

QUALE MESSAGGIO E QUALI EMOZIONI AVETE VOLUTO TRASMETTERE AL PUBBLICO ANIMANDO L'ARGILLA?


L'argilla ha creato un sentimento molto positivo tra noi, fin dalla prima prova, e questo sentimento si è sviluppato, è cresciuto.
 
E poi, quando siamo andati in scena, abbiamo potuto trasmetterlo agli spettatori.

La terra  è presente nella vita di tutti gli esseri umani, a meno che non abbiano vissuto su un altro pianeta.
 
E penso che questo sia un elemento che ha creato un legame forte tra gli spettatori e le immagini che abbiamo creato.
 
Alla fine delle rappresentazioni in Francia, gli spettatori spesso mi hanno chiesto di lasciare loro le marionette fatte con l'argilla. Questo racconta qualcosa.
 
Non dubito che le persone interessate a questi oggetti avessero già oggetti molto più elaborati e interessanti a casa loro.
 
Eppure hanno sentito una sorta di onore nel prendere un uccello o un soldato dalla scena e andarsene con quello. Perché penso che abbiano visto in questi oggetti la vita.
 
C'è stato un regista teatrale in Iran che mi ha detto: "Hai creato un miracolo. Hai portato in scena dei miracoli con la terra."
 
Se c'è stato un miracolo, è stato grazie alla combinazione tra due elementi, l'argilla e il teatro: è l'associazione tra l'argilla e il teatro che fa il miracolo.
 
E la poesia di Khayyām, che è stata fondamentale nell'impatto comunicativo  che questo spettacolo ha avuto in così tanti e diversi paesi. 

ZAHARA SABRI

 ©Yas-e-Tamam Zahra Sabri - Count to one 

Nello spettacolo, per noi, ogni quadro ha il suo nome e c'è un quadro chiamato "la madre".

 

C'è una donna incinta in argilla che partorisce con l'aiuto dei soldati e c'è un neonato in argilla che nasce.

 

Uno dei soldati disegna da un lato il segno di un sole e dall'altro lato una luna.

 

E la ruota inizia a girare per mostrare che il tempo passa.

 

Nell'immagine successiva viene raschiata dell'argilla dal seno della madre e aggiunta al corpo del bambino.

 

Non si ricorre a  nessun'altra argilla che si trova sulla scena, solo a quella del corpo della madre. E così continua.

 

Il corpo della madre viene raschiato, l'argilla si aggiunge al corpo del bambino. Il bambino cresce sempre di più.

 

La madre si avvicina sempre di più alla morte, mentre il bambino è in piena giovinezza.

 

Mi occupavo personalmente delle luci e durante lo spettacolo, in mezzo al pubblico, avevo la netta impressione che, in quel momento, le donne e gli uomini in sala sentissero di rendere omaggio alle loro madri e alla vita.

 

In un'altra scena c'è un re che non fa altro che dare ordini.

 

Vediamo il tempo che passa, e questo re diventa sempre più vecchio e alla fine muore. Il soldato prende la sua corona e la trasforma in un cuscino, lo lancia a un altro soldato che in quel momento sta plasmando e animando un mendicante.

 

Il mendicante prende il cuscino, se lo mette sotto la testa e poi si addormenta. 

 

C'è un'altra scena in cui una persona di argilla avanza lungo una strada di argilla, la ruota gira e quando questa persona arriva alla fine della strada lei stessa si trasforma nella strada su cui stava camminando.

Ci sono molte scene in cui la morte è presente, molte immagini legate alla morte e, al tempo stesso, alla nascita.

ZAHARA SABRI

 ©Yas-e-Tamam Zahra Sabri - Count to one 

COME È STATO ACCOLTO LO SPETTACOLO IN IRAN E NEL MONDO?


È stato molto ben accolto al debutto in Iran. 

Abbiamo recitato in un teatro che consentiva una relazione di intimità, con il pubblico molto vicino.
 
Posso dire che quando gli spettatori arrivavano, e poi quando uscivano, non erano affatto nello stesso stato d'animo, si sentiva un grande cambiamento. 
 
In Polonia lo spettacolo ha vinto il premio per l'innovazione, un premio in denaro, e ciò evidentemente ci ha aiutato dal punto di vista finanziario.
 
Ma è stato il premio dei giovani studenti che per me ha contato davvero molto  perchè hanno voluto premiare lo spettacolo in particolare per la scena della madre.
 
Questa attenzione, questo sentimento che hanno dedicato a questa scena, per me è stato davvero il premio più prestigioso che abbia mai ricevuto.
 
Nel tempo ho preso la cattiva abitudine, come regista, di permettere agli spettatori dopo lo spettacolo di entrare in scena e rimanere per 30 minuti e poi andarsene.
 
Le persone sono davvero attirate dalla terra.
 
C'è la forza della poesia di Khayyām, la forza dello spettacolo per come è costruito, la forza delle immagini, ma è la terra che li chiama.
 
C'è davvero un grande segreto nella terra.
 
Le guerre scoppiano per la terra.
 
Quando partivo per recitare in altri paesi, portavo sempre con me la mia argilla; quindi, era la terra dell'Iran che portavo con me come un ricordo da lasciare altrove.
 
Se mettessimo davvero in relazione la terra, la cultura e l'arte, non ci sarebbe la guerra.

ZAHARA SABRI

 ©Yas-e-Tamam Zahra Sabri - Count to one 

IN CHE MODO QUESTO SPETTACOLO HA INFLUENZATO VOI E LA VOSTRA ÉQUIPE, SIA DAL PUNTO DI VISTA UMANO CHE ARTISTICO?


All'inizio, avevo tre interpreti, tre attori che salivano sul palco e non erano abituati a manipolare questo tipo di cose, dei bei giovani che facevano azione scenica.
 
E poi, durante le prove, si sono completamente fusi con la terra, si sono messi all'opera  e hanno sviluppato una direzione di lavoro con la terra completamente altra.
 
Quanto a me, ora detesto ancora di più la guerra e sono ancora più innamorata dell'istante presente.

Vorrei raccontarvi  un aneddoto. 

Un giorno sono arrivata alle prove e, non so perché, ho detto ai miei attori che avevo l'immagine di una ballerina che danzava sul palco. Sicuramente nei poemi di Khayyām non c'è una ballerina.
 
Ma per me, quel giorno, l'istante presente di questi soldati era vedere una ballerina.
 
E questa scena è diventata una delle scene meglio accolte.
 
Se penso, subito la mia testa si domanda il perchè della difficile situazione che sto vivendo, ma se sto nel presente, sono qui con voi, noi quattro in questo momento che parliamo e vedo la qualità dei nostri scambi.
 
Ho iniziato a lavorare a questo spettacolo più di 10 anni fa e il suo impatto è ancora presente adesso.

ZAHARA SABRI

 ©Yas-e-Tamam Zahra Sabri - Count to one 

SU COSA STA LAVORANDO IN QUESTO MOMENTO?


Sto lavorando sul mito iraniano di Arash, che racconta di  una persona che tira con l'arco e fa un tiro che gli salva la vita, ma è un tiro che al tempo stesso definisce il confine tra Persiani e Turchi.

Purtroppo oggi le frontiere sanno di guerra.

Voglio concentrarmi sul significato del confine in relazione alla cultura e all'arte, e non in relazione alla morte e alla guerra.

Non sarà facile, ne sono ben consapevole, ma ho già cominciato !

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