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FODÉ MOUSSA SIDIBÉ

ANIMATAZINE

Il Professor Fodé Moussa Sidibé è specialista in Sociologia Letteraria e Civiltà Africana e ha conseguito un Dottorato in Letteratura all'Università Sorbona di Parigi IV.
 
È docente presso la Facoltà di Lettere e Scienze Linguistiche (FLSL) dell'Università di Bamako.
 
È un ricercatore e autore rinomato per la qualità del suo lavoro sulla tradizione orale, la religione africana e la fratellanza dei maestri cacciatori Donson.
 
É autore di diverse importanti pubblicazioni sulla tradizione orale e continua le sue ricerche, in particolare sulla spiritualità e le credenze bamanan.

É Presidente del FESMAMAS, Festival des Masques et Marionnettes a Markala, nato 27 anni fa dal desiderio di preservare e promuovere il patrimonio secolare delle feste con maschere e marionette che la popolazione rurale organizza all'inizio della stagione delle piogge o alla fine del raccolto, a seconda della località.
 
La prossima edizione si svolgerà nel mese di dicembre 2022.

Con lui ci siamo tuffati nella cosmogonia Bamanan, che considera l'acqua il fondamento stesso dell’origine della vita e contemporaneamente l’elemento che metterà fine al nostro mondo attuale : secondo alcune tradizioni, l’acqua è collegata alla nascita delle marionette.

QUALI CONNESSIONI ESISTONO TRA LA COSMOGONIA BAMANAN  E L'ELEMENTO DELL'ACQUA?

Come tutti i popoli, anche i Bamanan hanno i quattro elementi: terra, fuoco, acqua e aria.
 

Per la cosmogonia Bamanan il Creatore Dabaama ha creato quattro mondi: il primo è quello dell'aria; il secondo della terra; il terzo, del fuoco, è il nostro mondo attuale e si chiama diɲɛ, che significa “il mondo che viene prima dell'acqua”.

 

Il quarto mondo sarà il mondo dell'acqua e distruggerà il nostro mondo attuale.

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Ecco l'importanza dell'acqua nella nostra cosmogonia, ciò che è previsto e ciò che è annunciato dalla creazione.

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Per quanto riguarda l'acqua come elemento, essa è considerata come la vita: l'acqua è vita.

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Nella nostra cosmogonia, i primi esseri a cui il Creatore ha dato vita, partendo dal fango che si trova sulla riva del fiume quando l'acqua si ritira, sono quattro coppie di gemelle, che corrispondono agli otto elementi.

ANIMATAZINE

Successivamente ha creato tre serie di gemelli e poi ha creato ventidue gemelli misti.

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Queste prime creature non avevano l’ombelico perché non sono nate, ma furono modellate dall'argilla fangosa, quindi dall'acqua e dalla terra mischiate.

Prof. Fodé Moussa Sidibé
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Gli esseri umani si sono in seguito moltiplicati, e tutto ciò è accaduto sul bordo dell'acqua, dove l’umanità ha sempre vissuto in perfetta armonia: i nati da quelle prime creature, siamo noi, nati con l'ombelico che si è formato nell'acqua del concepimento, nell’utero materno dove si trova il bambino, nella placenta, che è considerata come una polla d'acqua.

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L'acqua precede la nascita, le acque devono essere perse prima che il bambino possa nascere, quindi questo determina tutto il simbolismo dell'importanza dell'acqua nella vita prima e dopo la nascita.

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La prima divinità giunta per organizzare gli uomini, che ha stabilito le leggi della società, secondo la cosmogonia Bamanan, è Ba Faaro, Madre Faaro, e Ba Faaro vive nell'acqua: è una divinità femminile a cui dobbiamo il mantenimento della vita sulla terra.

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La sua sede o il suo habitat è l'acqua, quindi tutte le grandi cerimonie hanno in comune l'acqua, perché l'acqua è la fonte della vita: tutto ciò che si fa senz’acqua si fa fuori della vita, tutto ciò che si fa con l'acqua si fa con la vita. 

BA FARO

FAARO, GENIO DELL'ACQUA CON ACCOMPAGNATORE Festival sur le Niger, Ségou, 2009.
Foto di Elisabeth den Otter, estratta per gentile sua concessione dalla pubblicazione "Peuple de l’Eau. Les Bozos du Mali’.
Elisabeth den Otter è un'antropologa olandese specializzata in musica non occidentale, danza e teatro di maschere e marionette. Dal 1988-2003 è stata curatrice del dipartimento di etnomusicologia al Tropenmuseum/KIT (Royal Tropical Institute) di Amsterdam. Dal 1990 fa ricerche in Mali, soprattutto a Kirango, un villaggio vicino a Segou. Ha pubblicato un libro: 'Sogo bò. La fête des masques bamanan", 2002, con Mamadou Keita, oltre a diversi CD e DVD. Il sito di Elisabeth den Otter è ricco di documenti e approfondimenti sul Popolo Bozo: elisabethdenotter.nl

UOMINI , LUOGHI, ANIMALI, GENI: TUTTI HANNO UN NOME CHE LI CARATTERIZZA PER LA LORO PARTICOLARITÀ.
QUAL È IL SIGNIFICATO IN LINGUA BAMANAN DELLA PAROLA MARIONETTA?

Prof. Fodé Moussa Sidibé
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Il primo nome dato è quello che chiamiamo tÉ”gÉ”: quando lo scomponiamo, abbiamo tÉ”, che significa lasciare e gÉ”, significa dopo.

 

Quindi tÉ”gÉ” è ciò che si lascia dopo di sé.


Alla nascita ti viene dato un nome, ma lo meriti solo quando muori: indossi un tÉ”gÉ”, un percorso che viene tracciato per te, ma solo quando morirai, quando avrai lasciato ricordi, eventi, realizzato molte cose, che si potrà capire se hai onorato il nome che ti è stato dato.

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Ecco perché si dice che la morte porta via il corpo ma non potrà mai portare via il tÉ”gÉ”.

Prof. Fodé Moussa Sidibé
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Ora, per quanto riguarda le marionette - le maschere e le marionette - preferisco sempre aggiungere maschere e marionette, perché le due cose vanno insieme: non c'è manifestazione di marionette senza manifestazione di maschere, le due vanno insieme.
 
Le une vengono dalle altre, perché quello che sappiamo, come regola generale, è che le maschere vengono prima rispetto alle marionette.
 
Le maschere si chiamano soko o sogo, che significa "animale": sono generalmente rappresentazioni di animali, possono essere persone, ma di base eranosi tratta di rappresentazioni di animali nel contesto di riti, non uscivano allo scoperto, nessuno poteva vedere le maschere delle società iniziatiche.
 

La sortie des masques et marionnettes de Markala (Mali) © Direction Nationale du Patrimoine Culturel du Mali, 2011 - Per gentile concessione dell'Ufficio Multimedia dell'UNESCO.

Prof. Fodé Moussa Sidibé
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Queste maschere rappresentano animali mitici della cosmogonia, come la iena, il serpente, l'avvoltoio.

Ogni sacralità ha il suo lato profano, le due cose vanno insieme.

I riti e i sacrifici con le maschere, le danze e i canti, avvengono nel bosco sacro, dove accedono sono gli iniziati.

Accanto a questo, c'è la stessa rappresentazione, ma pubblica, profana, per coloro che non sono iniziati.

Per  questo scopo si fanno maschere, a immagine di quelle delle società iniziatiche, che si esibiscono all'aperto, con canti e danze ispirate a quelle delle società iniziatiche.

Nelle società di iniziazione la fauna selvatica è rappresentata per parlare del carattere umano: i neofiti vengono istruiti attraverso l’osservazione del comportamento degli animali.

Non verrà detto loro: "Il cattivo si comporta così".

Diciamo soltanto: "Osservate il rinoceronte, o la iena nella boscaglia, vedrete cosa significa la cattiveria".

Questi sono gli elementi fondamentali dell'iniziazione.

Nel profano troviamo le stesse visioni, ma questa volta per ridicolizzare, per divertirsi con loro.

Si dice: "Il leone, è molto forte, ma ora è sul palcoscenico, e balla…”, quindi c'è un andare oltre il timore che il leone ispira nella boscaglia.

Quando lo vediamo sulla scena a ballare e fare cose facete, diciamo: "Ah! Ma non fa niente...!”

Quindi è una forma di socializzazione degli animali della boscaglia che riportiamo nel villaggio, ed è questa stessa socializzazione che fa sì che l'iniziato, conoscendo nel quadro dell'iniziazione il carattere e i modi di agire del leone, capisce qualcosa in più nel momento in cui il leone è nella pubblica piazza.

Frammenti del dvd "La fête des masques bamana de Kirango (Mali)" Samake Records 07 Video e montaggio: Elisabeth den Otter © http://www.elisabethdenotter.nl

Prof. Fodé Moussa Sidibé
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Questa è la filosofia e queste sono le relazioni che esistono tra l'iniziazione, il sacro e il profano. 

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Le marionette vengono chiamate jirimÉ”gÉ”nin; jiri è l'albero, il legno, MÉ”gÉ”nin è la piccola persona, quindi la piccola persona fatta di legno: questa è la marionetta, la persona umana fatta per rappresentare e interpretare i ruoli degli umani, per fare il teatro dell'umanità.

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Sappiamo che questo teatro può essere realistico solo se ci sono gli animali che vengono a raccontare storie con gli umani: in quel momento diventa teatro, e questo è il teatro delle marionette.

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Le maschere agiscono con un’azione dove non c'è una storia costruita, raccontata; sono le marionette che raccontano le storie e queste storie si fanno con gli umani e con gli animali sulla pubblica piazza.

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Ogni maschera ha un nome, ogni marionetta ha un nome: il nome è lo stesso che ha nella boscaglia, quando esce il leone diremo waraba che ovunque significa il leone; quando è una iena diremo suruku, o suzani, quando è l'essere umano diremo mÉ”gÉ”, la persona che non ha un nome proprio, musuma, femmina, o cɛ̌ma, maschio.


Ma ci sono maschere i cui nomi sono direttamente legati alla cosmogonia, la cui spiegazione non può essere trovata nella vita quotidiana.

Markala Sokobo, di Bamako Dabanani

 L’ORIGINE DELLE MARIONETTE È ATTRIBUITA AL POPOLO BOZO, MAESTRI DELL’ACQUA. QUALE ORIGINE SI INTENDE?

Prof. Fodé Moussa Sidibé
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Attualmente sono il direttore del Festival delle Maschere e delle Marionette di Markala, sono molti anni che sto con queste persone, ho passato tutta la mia vita nella città di Markala, quindi posso dire di essere di Markala, anche se originariamente non sono di lì.
 
Questo per dire che abbiamo imparato molte cose dai marionettisti.

Il popolo Bozo appartiene allo stesso gruppo dei Soninke, fondatori l'impero di Wagadou, il primo impero in Mali, i cui abitanti fanno risalire le loro origini direttamente all'antico Egitto.
 
Dicono che sono venuti da lì con tre cose misteriose: il serpente, che si chiama Wagadou Bida, che si chiama Ninki Nanka e che si chiama anche il grande serpente che circonda il mondo, il grande serpente sulla cui schiena si trova l'universo.
 
Poi c'è la iena sacra, Jujuju Nama, Jajaja Nama.
 
Poi c'è l'avvoltoio, che è anche un animale simbolico, un animale delle origini.
 
I Bozo e i Soninke hanno lo stesso mito.
 
I Soninke sono dediti all'agricoltura e all'allevamento, i Bozo sono un popolo dedito all'acqua.

Ton di Markala 2020, video di Aly Maiga Aris

Prof. Fodé Moussa Sidibé
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Hanno anche i loro Donson, cioè i loro cacciatori. 
 
I grandi pescatori sono considerati come Donson: quelli che cacciano l'ippopotamo,  il coccodrillo.

Un Donson di terra non conosce le abitudini dell'ippopotamo e del coccodrillo.
 
Per parlare delle loro origini, questo è quello che ci viene detto: sono un popolo dedito all'acqua, venuto dall'Egitto nello stesso periodo dei Soninke e si occupava di acqua.
 
Oggi vediamo il deserto, ma non era così nel tempo: c'era acqua che scorreva nel Wagadou, l'acqua si è prosciugata nel corso dei secoli.

Il più grande rivolo che rimane è il Djoliba, il Fiume Niger: i Bozo vivono da sempre sulle rive del Fiume Niger, ma molti sono emigrati e ora vivono anche sulle sponde del mare.
 
Hanno le stesse pratiche di quelli che si chiamano i Nemadi della Mauritania, anche loro gente d'acqua: hanno le stesse tecniche, le stesse pratiche.
 
Quindi il popolo Bozo è un grande popolo che in Mali, da Kayes a Gao, occupa tutta la lunghezza del Fiume Niger.
 
Hanno sviluppato la pratica delle maschere e marionette perché hanno la stessa cosmogonia di tutti questi popoli di cui sto parlando: gli elementi della storia cambiano un po', ma quando si legge molto bene o si ascolta attentamente, si vede che è la stessa storia, ognuno ha una versione della stessa storia, e non sappiamo ora quale sia l'originale.

Prof. Fodé Moussa Sidibé
00:00 / 04:37

In questa cosmogonia, l'essere umano, come ho detto, è uscito dall'acqua: i Bozo, vivendo sul bordo dell'acqua, hanno conservato certe visioni e concezioni che gli altri popoli tendevano a perdere.

 

La padronanza dell'acqua è opera dei Bozo.

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I Bamanan ci hanno messo il loro tocco come uomini di terra, come contadini, così è diventato quello che ora è molto conosciuto: l’uscita di maschere e marionette, il Sogo Bo.

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Da tempo immemorabile, per chiedere al creatore di rendere favorevole la stagione a venire, ci sono cerimonie  nella foresta sacra e sussessivamente feste nel profano, nel villaggio, nella piazza pubblica.

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Vengono organizzati spettacoli di maschere e marionette, affinché il divino mandi molta acqua:  all'inizio della stagione delle piogge non ci sono molti pesci, è solo con l'arrivo dell'acqua che arrivano i pesci, quindi i Sogo Bo escono prima e appena dopo la stagione delle piogge, quando ci sono pesci ovunque.

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Le maschere e marionette Bozo sono acquatiche: hanno la forma di uccelli, dell’ippopotamo, del serpente e vengono fatte uscire su piroghe.

Festival des Masques et des Marionnettes de Markala - 2009, video di gf07video

Prof. Fodé Moussa Sidibé
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Ma una delle specialità di Markala è l’uscita di maschere e marionette in acqua: non è comune. 
 
Questa storia, ho cercato di indagare...

È partita, se volete, da una certa competizione tra due quartieri dei Bozo.
 
Markala ha fondamentalmente due grandi quartieri: c'è Jamarabugu e Kirango, non so se siete già venuti...Non ancora? Vi stiamo aspettando!
 
Entrambi i quartieri facevano maschere e marionette sull'acqua e sulla terra con il serpente, l'ippopotamo, i diversi grandi pesci che sono nell'acqua: li rappresentano sulla terra e spesso li rappresentano sopra le piroghe sull'acqua. 
 
Un quartiere ha voluto fare le stesse rappresentazioni, questa volta non sulla terra, né sull'acqua, ma in acqua. 
 
Così hanno fatto le loro marionette che rappresentano animali, pesci, ragni, e le fanno uscire dall'acqua: li preparano lontano e l'animale nuota nell'acqua, verso il pubblico.
 
Questo è diventato un segno distintivo dei loro spettacoli di maschere e marionette, che non ho visto da nessun'altra parte se non qui; forse esiste altrove, ma personalmente non l'ho visto da nessuna parte se non nel quartiere di Jamarabugu a Markala. 
 
Quindi è una questione di competizione: “Facciamo più degli altri! Sorprendiamo  gli altri!”.
 
Il primo anno c'erano solo tre maschere d'acqua, il resto erano danze, si cantava, si ballava...

Ora ce ne sono una quindicina che vengono fuori in una sera.
 
Tutto si basa su Ba Faro, la dea dell'acqua: al momento giusto fanno emergere la dea dell'acqua a cui si rende omaggio. 
 
Questo è quello che si può certamente dire della probabile origine dell'arte delle maschere e marionette dei Bozo.
 
Ma quello che dobbiamo ricordare è che i Bozo non sono specialisti nell’intaglio delle maschere: sono piuttosto i Bamanan.
 
L’uscita di maschere e marionette non esiste solo a Markala, è lungo tutto il fiume Niger e anche sul Bani, nella regione di San, anche lì ci sono le uscite di maschere e marionette e quindi abbiamo l'impressione che sia un'arte agraria e fluviale, le due cose vanno insieme, sono legate all'acqua e all'agricoltura.

Le marionette Bozo di Kirango, Markala, video di Bamako Dabanani

Prof. Fodé Moussa Sidibé
00:00 / 02:10

Tutto il litorale, la storia della popolazione del Mali, è legata alla presenza del fiume, alle sue confluenze e ai suoi deflussi.
 
I movimenti sono stati spiegati fin dall'antichità con il prelievo dell'acqua: la gente seguiva l'acqua, anche lo sviluppo di oggi, sulla diga di Markala, è legato all'acqua.
 
Ed è legato soprattutto al serpente dei Poêles, dei Bamanan, dei Bozos: il serpente è ovunque qui in questo paese, il serpente e l'avvoltoio, la iena interviene solo con le sue orecchie.
 
Nell'iconografia, le rappresentazioni sui tessuti Bogolan sono sempre legate all'acqua, ma molte persone non lo sanno: si rappresenta la salita dell'acqua, la discesa dell'acqua, ci sono segni che mostrano il flusso dell'acqua sui tessuti che la gente indossa ogni giorno.
 
E' l'acqua che viene rappresentata, anche sui teli che si mettono sul dorso delle maschere e delle marionette, sono generalmente teli che rappresentano l'acqua, sempre acqua, sempre acqua, abbiamo acqua dappertutto qui: sono rappresentazioni simboliche che non sono state studiate, se non da pochi specialisti che si interessano a questo e lo imparano.

Pagne_Minianka-Institut_d'ethnologie_de_Strasbourg.jpg

Bogolan - Mali, cerchio di Koutiala (Minianka) Materiale: vegetale (cotone, tinture) Collezione di oggetti etnografici dell'Università di Strasburgo (vedi scheda dettagliata nel database Ethno della Maison interuniversitaire des sciences de l'homme - Alsace) Numero d'inventario: 2002.0.069

Prof. Fodé Moussa Sidibé
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Il Festival delle Maschere e Marionette di Markala esiste da circa 27 anni: sono stati i nostri anziani a creare questo festival.


Le uscite delle maschere e marionette appartengono ai Ton, le associazioni dei villaggi: ogni membro contribuisce in denaro o in natura affinché alla fine dell'anno si possano organizzare le uscite delle maschere e marionette.

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Durante le varie crisi in Mali, negli anni ottanta, i raccolti e la pesca non erano buoni, così i Ton avevano difficoltà ad organizzare le loro uscite tradizionali.

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Tre giovani di Markala hanno avuto l'idea di organizzare un festival, chiedendo sostegno agli operatori economici e al governo, durante il quale mettere in competizione le diverse associazioni per dare loro premi in denaro che permetteranno di organizzare le loro uscite di maschere e marionette nei villaggi.

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Il Festival di Markala è il primo festival nato in Mali, prima non esistevano: oggi il Mali conta più di centocinquanta festival.

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Tutto è iniziato a Markala, è un festival speciale.

ANIMATAZINE INCONTRA FODE MOUSSA SIDIBE

Pensiamo che il primo festival del Mali non meriti il destino che gli è riservato, è vero che è un festival d'identità, ma è importante per tutto il paese e direi anche per tutto il mondo.

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Alla globalizzazione attraverso la finanza e la politica non credo affatto, credo piuttosto nella globalizzazione attraverso la cultura, penso che sia l'unica cosa che possiamo condividere arricchendoci a vicenda: condividiamo con l'altro, ma siamo arricchiti dall'altro.

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Ci piacerebbe portare le nostre maschere e marionette in Italia per fare delle rappresentazioni in acqua, in modo che la gente possa sapere quali cose straordinarie può produrre la cultura se solo la gente si mette in gioco e si mette d'accordo. 

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Quindi sono molto felice e vi ringrazio per aver fatto questi sforzi per raggiungermi in un piccolo angolo qui a Bamako, e spero che tutto questo possa continuare.

FESMAMAS MARKALA

Il FESMAMAS, Festival delle Maschere e Marionette di Markal è stato creato nel 1993, con fondi propri, dai membri del Markala Club.

È nato dal loro desiderio di preservare e promuovere il patrimonio secolare delle maschere e dei marionette che la popolazione rurale organizza all'inizio della stagione delle piogge o alla fine del raccolto, a seconda della località.

Così il Club intendeva partecipare pienamente al mantenimento e alla promozione della ricchezza culturale della terra.

Trasformando queste celebrazioni rituali in un festival nazionale e internazionale chiamato FESMAMAS, il club Markala voleva soprattutto offrire alla popolazione "i mezzi e uno spazio per la perpetuazione" di questa pratica tradizionale.

Secondo il professor Abdoul Traoré dit Diop, il principale iniziatore di FESMAMAS, l'ambizione degli organizzatori del festival è "fare di Markala, la capitale africana delle maschere e delle marionette, un luogo di incontro, per altri incontri". Attraverso il FESMAMAS il Club mira ai seguenti obiettivi:

- fare del FESMAMAS un appuntamento culturale di scala regionale e un fattore di avvicinamento tra conoscenze per fare di orizzonti diversi;

- porre le pietre miliari di un programma comune, di scambi tra burattinai della sub-regione;

- creare uno spazio di formazione e di apprendimento (scultura delle maschere e delle marionette, giochi, danze, canti, ritmica)

LA PROSSIMA EDIZIONE DEL FESMAMAS SI TERRÀ NEL MESE DI DICEMBRE 2022

LINKOGRAFIA ESSENZIALE DI FODÈ MOUSSA SIDIBÈ

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