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EDOARDO BORGOMEO

Edoardo Borgomeo è laureato in Ingegneria Ambientale presso l’Imperial College di Londra, ha conseguito un dottorato in Idrologia presso l’Università di Oxford dove dal 2016 è Honorary Research Associate. 

Ha collaborato con l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) e l’International Water Management Institute in Sri Lanka.

 
Attualmente lavora presso la Banca Mondiale come specialista dell'acqua,  occupandosi di progetti di gestione delle risorse idriche, adattamento al cambiamento climatico e pianificazione di infrastrutture in Sud America, Medio Oriente, Asia meridionale e Africa orientale.

La sua produzione scientifica in materia di acqua e cambiamento climatico è stata riconosciuta con un premio internazionale consegnato dall’ONU nell’Ottobre 2018 (Prince Sultan Bin Abdulaziz International Prize for Water).

Nel 2020 ha pubblicato con Laterza un libro divulgativo sull’acqua: Oro Blu. Storie di Acqua e cambiamento climatico. 

DOPO I VIAGGI CHE HA FATTO E ALLA LUCE DELLA SUA ESPERIENZA ACQUISITA, QUAL È LA SUA VISIONE DELL'ACQUA?

Edoardo Borgomeo
00:00 / 03:41

Il mio legame con l'acqua attualmente passa attraverso il legame professionale.

Lavoro alla Banca Mondiale, dove mi occupo di progetti di gestione dell'acqua, soprattutto in Asia e Africa.

Ovviamente il mio legame con l'acqua ha una storia più lunga.

Per me l'acqua non è solamente un lavoro, ma è anche un interesse, un modo di vedere il mondo che ci circonda.

Come punto di partenza c'è sicuramente la curiosità e il desiderio di provare a interpretare i cambiamenti ambientali della terra attraverso uno degli elementi fondamentali, appunto l'acqua. 

Inizio ad interessarmi di acqua e cambiamenti ambientali ai tempi del liceo, quando questa conoscenza diventa mainstream (in realtà gli scienziati avevano questa consapevolezza già dagli anni '70 e '80).

L'umanità stava alterando i cicli bio-geo-chimici della terra, stava alterando il funzionamento della terra attraverso le emissioni di anidride carbonica, stava causando l'aumento della temperatura globale. 

Se vi ricordate, più o meno 15 anni fa, esce il famoso documentario di Al Gore, La verità sconveniente, in cui si spiega a un pubblico generale questo problema.

Dopo aver visto quel documentario, che è stata una sorta di scintilla, inizio a leggere molto intorno ai temi della gestione ambientale e della relazione uomo/natura.

E vedo come l'acqua sia uno dei punti dove la relazione uomo/natura è più problematica e anche storicamente presente. 

Nell'adolescenza mi rendo conto che la società in cui io vivo sta alterando l'ambiente che mi circonda, e cerco di capire che cosa stesse avvenendo.

Provo a studiare delle soluzioni o dei modi di risolvere questo conflitto uomo/natura che sta generando il cambiamento climatico.
 

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Decido di farlo attraverso l'acqua, perché mi sembra che sia uno dei fattori della relazione uomo/natura che mi riguarda più da vicino.

L'acqua ha un risvolto quotidiano: la vediamo, la tocchiamo tutti i giorni, è storicamente presente nelle nostre culture, nel paesaggio.

Io sono di Roma, qui abbiamo questi acquedotti romani, i nasoni, le fontanelle: l'acqua è presente nel paesaggio urbano, mi interessava molto anche questo aspetto.

Acquedotto romano a Testaccio

​La strada che scelgo è una strada all'inizio molto accademica, di studio e di specializzazione, che mi permette sia di acquisire il linguaggio tecnico, posizionando i problemi della gestione dell'acqua all'interno del processo scientifico, sia di capire storicamente come la conoscenza dell'acqua si sia evoluta, capendo l'importanza che altre discipline abbiano nell'aiutarci a interpretare la relazione uomo/natura e uomo/acqua.

E quindi l'importanza dell'economia e della giurisprudenza e non solo della soluzione tecnica quando si parla di gestione dei problemi ambientali.

E poi l'importanza dell'arte, di altre dimensioni dell'interesse umano e del modo in cui gli uomini si relazionano con la natura.

GUARDANDO AL PRESENTE E AL FUTURO CHE SENSAZIONI HA  RISPETTO ALLA RELAZIONE CHE LA SOCIETÀ INTRATTIENE CON L'ACQUA? 

Edoardo Borgomeo
00:00 / 03:38

Mi piace pensare a un futuro in cui la società sarà capace di utilizzare gli strumenti tecnici per gestire l'acqua, come ad esempio la tecnica per la distribuzione o la depurazione dell'acqua potabile, ma anche capace di affiancare a questi strumenti una visione più personale. 

Per alcuni popoli, ad esempio in Nuova Zelanda, i fiumi sono dei parenti.

La relazione con il fiume viene descritta con parole che non richiamano l'utilizzo e il consumo ma bensì la memoria condivisa, l'eredità familiare.  

Mi piace far riferimento alla COP, avvenuta poco tempo fa a Glasgow, i negoziati del clima in cui si doveva raggiungere un accordo per tenere l'aumento della temperatura globale sotto 1.5°C, o massimo sotto 2°C.
 

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Alok Sharma, Presidente della COP 26

Sono state fatte alcune promesse, ma la cosa secondo me più interessante è che l'ultimo giorno si è concluso con il Presidente Alok Sharma, la persona che era stata incaricata di portare a casa il risultato, che nel suo discorso finale piange.

E piange perché c'era stato un cambiamento in alcune parole dell'accordo che riduceva la forza dell'accordo stesso.

Vorrei fermarmi sulle lacrime di quest'uomo di potere che era stato incaricato di gestire il negoziato, perché il pianto è qualcosa che di solito noi esseri umani associamo alle relazioni.

Quando c'è qualcosa che non va nella nostra relazione con qualcuno, noi piangiamo.

Il pianto di Alok Sharma,  il pianto del presidente della COP, è sintomatico del fatto che la nostra relazione con la natura, con l'acqua, non sta funzionando.

È per questa ragione che sta piangendo.

Ovviamente ci sono delle ragioni pratiche, il negoziato non era andato esattamente come voleva lui.

Ma se astraiamo, possiamo utilizzare quelle lacrime come sintomo del fatto che la nostra relazione con l'ambiente che ci circonda è malata.

E che  dobbiamo andare dall'analista per capire che cosa c'è che non va.

Ovviamente l'analista in questo caso non è un analista classico ma è uno scienziato del clima, che ci dice che c'è il cambiamento climatico in atto.

E poi ci fa tornare indietro nel tempo e ci fa allargare l'orizzonte per ricordarci che la natura non deve essere solamente gestita: la relazione con la natura non è solamente di sfruttamento, gestione, controllo ma è anche qualcosa che richiama valori storici, culturali e religiosi.

Per i Greci la relazione uomo/natura poteva essere sintetizzata come una relazione prometeica: Prometeo che controlla la natura per creare benefici pratici agli uomini.

Adesso, nel mondo occidentale, la relazione con la natura passa solo attraverso Prometeo, è solo una relazione di controllo e di dominio.

Eppure, per i Greci, la relazione con la natura passava anche attraverso Orfeo.

Una visione più contemplativa della natura: la natura come qualcosa che non poteva essere svelata del tutto.

E’ questa saggezza greca che dobbiamo recuperare, il fatto che la natura non sia totalmente controllabile e quindi adattarci di conseguenza.

COME SI POSSONO CONIUGARE GLI INTERESSI ECONOMICI CON UNA VISIONE IN CUI L’ACQUA NON SIA SOLTANTO SFRUTTATA?

Edoardo Borgomeo
00:00 / 03:43

Gli strumenti dell'economia, che di solito sono strumenti che aiutano a gestire e a distribuire un bene o una risorsa quando essa è scarsa, in realtà possono aiutare molto questa nuova visione dell'acqua.

Ovviamente, lo sfruttamento richiama a una visione economica in cui bisogna massimizzare i profitti legati alla gestione dell'acqua.
 
Un esempio è: se io devo distribuire l'acqua a una comunità, lo farò solamente se questo mi aiuta ad avere profitti, altrimenti non mi occuperò di questo problema. 

Ma non dobbiamo pensare all'economia solamente come a un qualcosa che ci guida nella massimizzazione dei profitti.
 
Possiamo pensare all'economia anche come una disciplina, un modo di vedere le cose, che è in grado di indicare anche una maniera più intelligente di vivere questa relazione con l'acqua.  

Ci sono degli esempi classici come quello dei servizi ecosistemici: c'è una parte dell'economia ambientale che si occupa di dare un valore economico, un valore monetario agli ecosistemi e questo aiuta a proteggerli, soprattutto in un mondo in cui il valore viene spesso dettato dai soldi, una visione ovviamente unidimensionale del valore.

Serve invece un'economia che aiuti ad identificare il valore dei servizi ecosistemici e che poi dia spazio anche ad altri tipi di valori come quelli spirituali e religiosi aiutando a bilanciarli.

L'economia ancora non si interessa molto ai problemi ambientali, o dell'acqua, e questo secondo me è un grande limite della disciplina.
 
Credo che questo rifletta in parte il fatto che nell'agenda politica i temi ambientali e del cambiamento climatico sono emersi solamente da poco come prioritari.

Solitamente l'economia si occupa di studiare i problemi che sono prioritari a livello politico.
 
Adesso che questi temi lo stanno diventando, ci sarà una nuova ondata di studi e di ricerche che proveranno ad indirizzare le politiche della gestione dell'acqua e dei cambiamenti climatici.

Però la mia visione è che l'economia e l'ingegneria sono strumenti molto pratici che aiutano a fare scelte puntuali, ma a livello concettuale non hanno la capacità di reindirizzare questa relazione. 

Capacità che invece hanno strumenti come l'arte e la letteratura, perché serve qualcosa che abbia sia una dimensione prettamente individuale che collettiva.

L'economia deve essere asservita a una decisione di natura politica e giuridica sulla gestione delle risorse come l'acqua.

E’ utile che gli economisti studino il problema dell'acqua per dirci: la risorsa è molto scarsa, possiamo essere più efficienti.
 
Il problema è che questa dinamica è una dinamica di mercato: il prodotto viene dato al migliore offerente, perché il miglior offerente è quello che si impegnerà maggiormente a gestirlo in maniera più efficiente, semplicemnete perché ha pagato di più.

Questa logica deve essere circoscritta, ed ecco quindi la decisione politica e giuridica di imporre dei limiti sul nostro utilizzo della risorsa acqua, o sulle emissioni di anidride carbonica

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Argine di un fiume in Bangladesh

La stessa logica: la COP è una piattaforma politica, non economica.

 

L’economia entra successivamente per provare a ottimizzare all'interno dei limiti che sono stati disposti dalla politica.

 

Quindi una visione più ampia della realtà.

IN CHE MODO L’ARTE PUÒ INTRECCIARSI CON ALTRE DISCIPLINE PER PORTARE NUOVE VISIONI?

Edoardo Borgomeo
00:00 / 02:16

Nelle nostre città l'acqua è vista come un nemico: deve essere presa, intubata e spinta fuori dalle città per evitare che ci siano inondazioni, per evitare che l'acqua disturbi il regolare sviluppo delle attività cittadine, i trasporti e lo scambio di merci.

L'acqua è vista come un ente estraneo al tessuto urbano, ed è vista come qualcosa che deve essere incanalata per darci da bere e poi deve essere evacuata dalle nostre città. 

Queste sono soprattutto le città moderne.
 
Nel mio libro faccio l'esempio di Città del Messico, ma se pensate anche alla maggior parte delle città degli Stati Uniti: non hanno fontane, l'acqua non c'è, non ci sono fiumi, sono stati tutti incanalati nei canali di cemento per fare scorrere l'acqua fuori dalla città il più velocemente possibile.

Questo si vede anche in luoghi d’Italia come Reggio Calabria e Genova che sono costruite lungo fiumi, le fiumare nel caso di Reggio Calabria.
 
E invece di dare ai fiumi il loro spazio, nelle nostre aree urbane li abbiamo costretti dentro muri di cemento per farli scorrere.
 
Per far sparire l'acqua il più velocemente possibile dalla città.

Una nuova relazione con l'acqua passa anche da un'urbanistica che faccia rimanere l'acqua all'interno della città: ci sono esempi dall'Olanda al Messico, o anche dall'Italia, dove appunto si costruiscono delle piazze d'acqua.
 
In questo modo l'acqua ha il tempo, quando piove molto, di infiltrarsi di nuovo negli strati sotterranei e quindi riempire gli acquiferi, che sono la fonte d'acqua potabile che usiamo ad esempio a Roma. 

Questo dà all'acqua il tempo di scendere, non la fa sparire, non la fa scorrere veloce ma le dà lo spazio per reintegrarsi nell'ambiente,
 
Poi ci sono altri luoghi come Monaco di Baviera dove i fiumi non vengono più separati dalla città con dei muri: i muri sono stati abbattuti così che i cittadini si possano riavvicinare al fiume, fare il bagno, prendere il sole lungo le sponde del fiume e quindi ricostruire una relazione più personale con l'acqua.

La nostra attuale relazione è una relazione conflittuale, l'urbanistica aiuta a rimuovere questa conflittualità, toglie i muri, dà all'acqua il suo spazio.

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Il corso del fiume Isar a Monaco di Baviera.

Edoardo Borgomeo
00:00 / 02:13

Un altro esempio di come può avvenire l'avvicinamento tra società e acqua, è il famoso muralista messicano Diego Rivera, compagno di Frida Kahlo, che negli anni '50 fece un bellissimo murales all'interno di una stazione di pompaggio del sistema di distribuzione dell'acqua di Città del Messico.

È un esempio bellissimo: univa la fascinazione per un'opera idraulica che portava acqua a milioni e milioni di persone con la coscienza che senz'arte quest'opera sarebbe stata solo parzialmente utile.

Avrebbe sì trasportato acqua, ma non avrebbe trasportato le lotte della popolazione messicana per far sì che quest'acqua arrivasse a tutti.

In altre parole, Diego Rivera voleva ricordare a tutti che la distribuzione dell'acqua potabile non era solamente una questione di pompaggio ma anche un modo di ricordarsi che cosa l'umanità ha dovuto passare per arrivare ad avere l'acqua distribuita a tutti 24 ore su 24.

In questo murales Rivera racconta l'acqua come origine della vita e parte dai batteri nel brodo primordiale.

Più di quattro miliardi di anni fa, è dentro l'acqua che nasce la vita, in questo brodo primordiale nascono le prime forme di esseri viventi.

Diego Rivera racconta questa storia nella parte del pavimento del murales e poi nei lati fa vedere come l'acqua sia sempre stata presente nella progressiva lotta di liberazione degli esseri umani.

Diego Rivera era un comunista e quindi vedeva l'evoluzione della storia dell'uomo come una sorta di liberazione dall'imposizione dal potere e dalla costrizione. 

Non possiamo pensare che basti gestire l'acqua costruendo muraglioni per ridurre le inondazioni o costruendo sistemi di depurazione per pulire l'acqua.

Dobbiamo anche raccontare che cosa stiamo facendo attraverso economia e ingegneria per aiutare tutta la società a relazionarsi meglio con l'acqua.

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L'acqua, l'origine della vita, murales di Diego Riveira, Cárcamo de Chapultepec, 1951

Edoardo Borgomeo
00:00 / 01:33

Un altro esempio è a Roma dove in piazza Navona c'è la Fontana dei Quattro Fiumi, una sorta di inno all'acqua.
 
Qui le parole dell'ingegneria, come distribuzione o volume d'acqua, si incontrano con sacralità, storia, memoria.
 
Nella base ci sono i quattro fiumi del mondo globalizzato, la fontana è del Bernini, quindi siamo nel 1600, nel mondo globalizzato di allora ci sono il Gange, il Danubio, il Rio della Plata e il Nilo.

Sopra alle sculture dei fiumi Bernini fa mettere un grande obelisco simbolo della civiltà nilotica dell'acqua.
 
In cima c'è la colomba con il ramo di ulivo, che ci ricorda il diluvio universale e il mito della creazione e dell'acqua che, a un certo punto, fece scomparire tutto.

Attraverso l'arte possiamo guardare alla nostra relazione storica con l'acqua:  c'è il mito biblico in cima, c'è la civiltà egiziana con l'obelisco, c'è il mondo attuale, per Bernini, questo mondo globalizzato e questa globalizzazione che viene rappresentata attraverso i quattro fiumi.

Questo è un esempio di come l'arte possa aiutarci a capire come l'acqua sia sempre stata presente nella nostra storia della civiltà occidentale.

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PIAZZA NAVONA
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Fontana dei quattro fiumi, opera di Bernini, Roma 1651

Edoardo Borgomeo
00:00 / 01:43

L'opera idraulica è uno dei modi classici attraverso cui gli esseri umani si sono relazionati con l'acqua.

Ovviamente le opere idrauliche servono molto bene, hanno una funzione essenziale per la società.

Però hanno anche una funzione politica e ci sono molti esempi fra cui quello di Mao Zedong che fece costruire una serie di dighe sul Fiume Azzurro. 

La storia della Cina è molto legata all'opera idraulica, tant'è che il carattere usato in cinese per dire "potere", è in realtà composto da due caratteri che vogliono dire: "acqua" e "piattaforma".

La gestione dell'acqua è una piattaforma per il potere. 

Questo è un chiaro esempio di una relazione malata che addirittura è entrata nella lingua: volere il controllo dell'acqua come qualcosa che aiuta a esprimere dominio sulla natura e sulla società.

Un’altra opera idraulica, di tutt’altro segno, molto interessante, è la Diga dell'Invaso Poma.

La storia di Danilo Dolci racconta un tipo di relazione che non è di controllo ma è di liberazione.

E’ una diga che non è stata costruita per controllare l'acqua, o per dimostrare la materialità del potere, ma è una diga che è stata costruita per affrancare i contadini di quelle zone dalla distribuzione mafiosa dell'acqua.

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Amico Dolci - Invaso Poma, provincia di Palermo.

E' una diga che è stata costruita collettivamente per distribuire l'acqua in maniera democratica e non per distribuire l'acqua secondo dinamiche mafiose tant'è vero che Amico Dolci, il figlio di Danilo, si riferisce alla diga come “sorella diga”.

Edoardo Borgomeo
00:00 / 01:10

Noi siamo fatti della nostra memoria.
 
L'essere composto al settanta per cento di acqua non mi interessa di per sé.
 
Quello che mi interessa è capire dov'è l'acqua nella mia memoria, sia individuale che collettiva.
 
E secondo me il peso specifico dell'acqua nella mia persona è dato non tanto da questa percentuale, e quindi dal volume, ma dalla memoria personale e collettiva che abbiamo con l'acqua. 

Per arrivare a questa coscienza che l'acqua non è solamente un bene di consumo che deve essere utilizzato e sprecato, ma è anche qualcosa d'altro, abbiamo bisogno di urbanistica, di arte e di letteratura.
 
E il Cantico delle creature di San Francesco è un altro esempio in cui vediamo un modo diverso di descrivere la nostra relazione con l'acqua.

Nel Cantico delle creature l'acqua è preziosa, casta, ed è anche sorella.

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Miracolo della Sorgente - Storie di San Francesco, Opera di Giotto di Bondone, Basilica Superiore di Assisi, 1295-1299

ORO BLU - EDOARDO BORGOMEO

LIBRO
ORO BLU. STORIE DI ACQUA E CAMBIAMENTO CLIMATICO
di Edoardo Borgomeo
Editori Laterza

L’acqua è elemento essenziale per gli esseri umani.

 

La nostra stessa vita è condizionata dalla sua presenza o dalla sua assenza, dalla sua purezza o dal suo inquinamento, dalla sua forza incontrollabile o dalla sua ricerca.

 

Nove storie da tutto il mondo ci raccontano il nostro bene più prezioso nell’epoca dei cambiamenti climatici.

​

Un pianeta più caldo significa ghiacciai che si sciolgono, piogge meno prevedibili, alluvioni più frequenti, deserti che avanzano.

Nell’acqua vediamo gli effetti del riscaldamento globale.

Ma anche se l’acqua è protagonista di questi cambiamenti, non ci appassiona.

Forse perché la tocchiamo, la beviamo e la sprechiamo ogni giorno.

Forse perché ci fa paura: sappiamo che sta finendo e perciò congetturiamo che le guerre del futuro si combatteranno per lei.

Oppure, anche peggio, che ci annegherà tutti a causa dei cambiamenti climatici.

Attraverso nove storie di persone la cui vita è profondamente legata all’acqua – in un viaggio che attraversa la Sicilia, il Bangladesh, l’Olanda, il Brasile, l’Iraq, l’Inghilterra, Singapore e la Nuova Zelanda – Oro blu ci fa scoprire come l’acqua si intrecci all’economia, alla storia, alla cultura e alla vita di ciascuno di noi.

Una narrazione-reportage che, unendo interviste, episodi storici e dati scientifici, trasforma la nostra visione.

La tesi di questo libro è semplice: la gestione dell’acqua non è solamente compito di ingegneri, economisti o ecologi, ma è compito di tutti.

Perché senz’acqua niente è possibile ed è nostro compito difenderla, conservarla, evitare che venga sprecata o inquinata.

LINKOGRAFIA ESSENZIALE DI EDOARDO BORGOMEO

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