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COSTELLAZIONI ANIMATE
di Cristina Grazioli
Queste costellazioni nascono sotto un cielo oscurato.
Un ambasciatore giapponese di stanza a Ginevra nel 1935 scriveva a Justin Godart, segnalando un artista del suo paese scultore di teste di marionette
« Le ciel politique est bien chargé en ce moment: j’espère vivement qu’une éclaircie se produira bientôt … »
Parliamo di loro, sui quali incombono cieli plumbei armati, anche quando non ne diciamo.
21 marzo
Entriamo nella costellazione dell’Ariete
Richard Teschner, raffinatissimo creatore di visioni e animatore di figure, aveva iscritto i segni dei 12 segni zodiacali intorno al ‘boccascena’ circolare coperto da un vetro concavo del suo Figurenspiegel – un oblò dal quale lasciare affluire la magia degli spettacoli. Il segno che dominava in alto il magico cerchio era l’Ariete, corrispondente in diverse culture esoteriche all’idea di inizio, avvio, cominciamento.
Le creature fiabesche e fantasmatiche delle sue creazioni erano realizzate con precisione matematica e allo stesso tempo si davano alla visione fluide come liquidi. Uno stagno d’acqua poteva riflettere una figura, evocando Narciso, le raffinatissime luci potevano sfruttare processi di reazioni chimiche – forse anche grazie a forme che contenevano acqua. Lo specchio d’acqua offre al doppio della marionetta il suo doppio, l’acqua ne amplifica i reverberi.
Acqua Aria Terra Fuoco.
La luce è inscindibile da ogni manifestazione e metamorfosi degli elementi primari.
L’alleanza tra acqua e luce nello spettacolo è antica. Per rimanere alla modernità e non citare che pochissimi esempi, una naumachia a Düsseldorf nel 1585, allestita in un ciclo festivo sul Reno (Jülische Hochzeit), su zattere magnifiche dove ‘figure’ mettono in scena le allegorie del mito incarnato dalle star dell’epoca – i regnanti; esito di una scenotecnica d’avanguardia, capace di dare forma drammaturgica alla pirotecnia nella sua interazione con l’acqua.
Specchi d’acqua nei giardini di corte barocchi potevano entrare a far parte della scenografia.
Le creature della Villa di Pratolino (derivazione degli automi antichi, congegni cinguettanti, fontane ‘scherzi d’acqua’ e altri teatrini mossi da forza idrica) erano macchine meravigliose. L’animazione – manipolazione delle forme naturali tramutate in artificio - creava figure stupefacenti, teatrini della meraviglia nello spazio del giardino.
Anche il primo dispositivo conosciuto per produrre effetti di luce colorata, la lampada disegnata da Leonardo, sfrutta l’acqua sapientemente colorata o filtrata…
Scorriamo i tanti magnifici esempi animati, figurali, figurati, che fluttuano nell’ACQUA di questo numero UNO.
Ma penso anche all’acqua scrosciante in scena in Writing to Vermeer di Peter Greenaway, che alludendo all’apertura delle dighe all’epoca del pittore olandese trascinano scheletri di figure (strutture di metallo che prima portavano i ‘personaggi’).
O all’Otello di Ostermeier dove gli attori recitano con piedi e parte delle gambe in ammollo.
Per restare alle figure, guardando a tempi recenti, ricordiamo gli acquari ambienti di scena di Marina dei brasiliani Pe Quod. O la marionetta che danza dentro al bicchiere d’acqua in Hôtel de Rive di Frank Soehnle – dedicato a Giacometti.
Le figure animate nell’acqua di Basil Twist in Symphonie Phantastique.
E le sirene? Lo sguardo corre ad una Sirena del Teatro dei Pupi di Cuticchio, ma anche ad un murale – figura che si anima con il movimento di chi ci passa di fronte, vista in questi giorni lungo un canale…
Per immaginare figure, il magnifico Solaris messo in scena da Andrea De Rosa (adattamento del testo teatrale di David Greig a sua volta derivato dal romanzo di Lem): l’oceano che ‘incarna’ (‘inacqua’…) il pianeta è esso stesso figura; le creature che genera sono fantasmi figurali; il suo linguaggio è la luce (tradotta in questo caso scenicamente da Pasquale Mari).
Che cosa si cerca nei fondi marini, nei fiumi, nell’oceano reale o immaginato, nelle creature a mezzo tra pesci e umani…?
Una materia che ci sostanzia, qualcosa che ci apparenta eppure non ci omologa al resto del creato, come la marionetta doppia l’umano lasciando sempre uno scarto, ora impercettibile e inquietante, ora evidente e magari anche rassicurante nella sua alterità…
Brunella Eruli parlava del marionettista come di un attore liquido (con debito e tradimento dichiarati verso Zygmunt Bauman).
Le costellazioni che vorremmo non tanto disegnare ma lasciare intravvedere per piccoli segnali, nelle loro piccole luci riflettono disegni terrestri, tengono i piedi per terra o tendono i piedi verso la terra.
E chiamano i giardini.
Nell’Orto botanico di Padova Gianandrea Gazzola crea Per silentia : vibrazioni sonore inudibili diventano visibili grazie al movimento impresso all’acqua da un dispositivo che ‘esprime’ una partitura musicale scritta nell’acqua e nella luce.
Ma chiamano anche le foreste.
Ne La forma dell’acqua di Guillermo Del Toro la creatura anfibia che viene sottoposta a sperimentazione scientifica a rischio della vita è stata catturata in una foresta amazzonica dove veniva venerata dagli indigeni… Ci porta alla mente uno spettacolo di Alvaro Apocalypse (Giramundo, BR) che mette in scena i miti dell’acqua legati al Cobra Norato (Pajé – lo Sciamano - è ora esposto alla mostra People and Puppets nel convento di San Francesco a Pordenone).
Il cartoccio ANIMATAZINE è un messaggio nella bottiglia: naviga seguendo le correnti d’acqua, non casualmente, dato che le correnti sono sempre collegate ad altri eventi atmosferici, le maree alle forze gravitazionali del sole e della luna.
Il foglio animato approda ad altre sponde, viene raccolto come i tanti objets trouvès che diventano personaggi in molti teatri di figura.
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